Camera con vista derby
Questa è una storia che sarebbe potuta finire, come tante altre storie, in quell’enorme contenitore di opportunità non colte che di solito ognuno di noi archivia con un “sì, magari un giorno...”, con quel giorno che poi non arriva mai. Perchè da Roma ad Amburgo la strada è lunga, e ci sono sempre troppe altre cose da fare, seguire, gestire, risolvere.
Invece stavolta quel giorno è arrivato. Grazie all’insistente moral suasion di un amico molto dentro al mondo St Pauli, che nel mitico quartiere di St. Pauli ad Amburgo ha scelto da tempo di viverci. Ma anche e soprattutto grazie alla curiosità di assaggiarle finalmente dal vivo quelle sensazioni tante volte evocate nei racconti letti o ascoltati su quel fenomeno ormai mondiale chiamato FC St. Pauli. Le vicende dei pirati di Amburgo da tempo hanno travalicato i confini nazionali. La voglia di capire perchè un club che milita nella serie B tedesca è riuscito a diventare addirittura un modello, era tanta. Urgeva un pellegrinaggio in terra sankta.
Ed il pellegrinaggio inizia con un volo Roma – Amburgo, con scalo a Monaco di Baviera, che mi porta, insiema ad un amico, dritto ai luoghi sacri. Già da giovedì 13 ottobre siamo installati nel quartiere St. Pauli. Lo giriamo e lo annusiamo in compagnia dell’ottimo cicerone Massimo. La sera, alla vigilia del derby, vediamo sfilare sotto le finestre di casa un nutrito gruppo dei cosiddetti “cappuccetti rossi” del St. Pauli. Rumorosamente percorrono il quartiere in corteo, a mo’ di presidio del territorio.
Poi arriva il grande giorno. Sono le 17.15 di venerdì 14 ottobre 2022 quando, in compagnia di una piccola e variegata delegazione italiana, accedo per la prima volta al Millerntor Stadion di Amburgo, la casa dei pirati di St. Pauli. Fai vedere il biglietto e sei dentro. Altro che prefiltraggio del prefiltraggio, a suon di documenti, tessere del tifoso e identificazioni biometriche. L’atmosfera, già da giorni, lascia capire che oggi non si scherza. Di fronte ci sono gli odiati concittadini dell’Amburgo. Che un tempo fu grande in tutta Europa. Che oggi deve accontentarsi di arrivare da capolista della serie B tedesca a questo derby. I tifosi dell’Amburgo, che riempiono bene il settore ospiti, sono arrivati con un lungo corteo. Il tutto produce uno stadio semplicemente stracolmo di tifosi e strapieno di passione. Si canta, si salta e si soffre in ogni settore. Ed in ogni settore c’è uno spaccato sociale fatto di diversità. Colori, sessi ed età differenti, uniti dalla voglia di supportare, senza sosta, i pirati del St. Pauli. Le coreografie organizzate dalle due tifoserie, ed una cambogia di fumogeni, completano il quadro della festa.
Di fronte a cotanta energia e passione, i pirati incaricati di correre sul campo hanno il vento in poppa. E nonostante la classifica dica che l’avversario ha 14 punti in più, da subito si capisce che “stasera è la sera”. Finisce 3-0, ed era tanto tempo che non succedeva con queste dimensioni. Con la squadra di casa che dopo il fischio finale rimane in campo per un’altra mezzora abbondante per festeggiare insieme ad ogni settore dello stadio la vittoria. E poi i fuochi d’artificio ed una euforia che, dopo la partita, si diffonde per tutta la serata in ogni angolo del quartiere St.Pauli. Nei locali partono cori spontanei e brindisi. C’è voglia di rivendicarlo e celebrarlo il modello St.Pauli.
Un modello che negli intensi cinque giorni di visita ad Amburgo, ho finalmente potuto osservare da vicino. E si sa, quando le cose le vedi da vicino, cadono i falsi miti, i pregiudizi, le semplificazioni giornalistiche, e riesci a capire un po’ meglio la realtà delle cose. Capisci innanzitutto che è il quartiere St. Pauli di Amburgo, con le sue scelte ed il suo stile di vita, il vero motore sociale di questo fenomeno politico-sportivo. FC St. Pauli è solo un altro splendido modo per raccontarle, quelle scelte di convivenza, solidarietà e sostenibilità. Quanto al modello gestionale, FC St. Pauli si muove in sintonia con l’intera Germania. I tedeschi da anni promuovono un movimento calcistico (e non solo) che fa del forte legame con la base territoriale un valore aggiunto. Un calcio basato sul coinvolgimento associativo di una base popolare estesa, fatta di spettatori ma anche di tanti praticanti. Il tutto produce passione, stadi pieni ed anche un ottimo vivaio di giocatori, come testimoniano perfettamente le gesta e la continuità della nazionale tedesca. Il giorno prima della partita e quello successivo, il campo sportivo adiacente al Millerntor Stadion era pieno di bambini che giocavano e si allenavano. Questi sono fatti, non slogan alla “il calcio è della gente” che continuiamo a spacciare in Italia per nascondere la crescente distanza tra chi gestisce il giocattolo (sempre più indebitato) e chi partecipa ormai quasi sempre come puro cliente, per stare davanti ad una TV o seduto a caro prezzo in uno stadio.
Insomma, buona la prima! Che a questo punto speriamo non sia l’ultima. Anche se da Roma ad Amburgo, la strada è lunga, soprattutto in fatto di buone pratiche da importare nel bel paese.