Il Sorpasso invisibile: come il mondo dello sport corre (mentre l’Italia resta ferma)
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Sembra un finale da Mondiali di atletica, o magari una gara di ciclismo alle Olimpiadi. E come non ricordare il mitico Giampiero Galeazzi, “Bisteccone” per gli amici, che nel 1988 raccontava l’epica vittoria degli Abbagnale nel canottaggio?
"Peppiniello ricama la guida della nostra imbarcazione, i nostri ai 500 metri sono davanti a tutti, poi la Bulgaria, gli inglesi, i rumeni, la DDR e l’Unione Sovietica in fondo... aumentano i colpi, sono 36, l’Inghilterra si lancia all’attacco, la DDR rinviene ai 150 metri... la DDR attacca ancora! Ultimi 50 metri... ma gli Abbagnale aumentano e VINCONO!"
La stessa cosa succede oggi, ma con i SOCI. Sorpassi su sorpassi, mentre in Italia nessuno si chiede: perché il resto del mondo gira al contrario?
Bayern Monaco di nuovo il club più grande del mondo con 360.000 soci
Le plusvalenze di Bayern e Benfica: 300.000 vs 270.000 soci
L’associazionismo sportivo: il modello che spaventa l’Europa
Ma noi ve lo spieghiamo: nel resto del mondo lo sport è partecipazione, identità e risorse. Club con colori sociali ben definiti, che aggregano, integrano e raccolgono capitali.
I soci non solo tifano, ma praticano lo sport, sostengono lo sport di base (da cui nascono i campioni), investono e creano ricchezza. Non falliscono, non crollano. Funzionano.
Chiamateli fessi.
Il Benfica, che si gioca la Champions contro il Barcellona, ha appena sorpassato di nuovo il Bayern Monaco. Risultato? Oltre 401.000 soci, contro i “soli” 151.000 del Barça.
E il Bayern? Sempre in attivo da 35 anni consecutivi (record mondiale!), ma ora è secondo con 400.000 soci. Quando tornerà in testa?
Sul podio, terzo posto per il River Plate (335.000 soci), seguito dal Boca Juniors (320.000 soci). E occhio all’Eintracht Francoforte, che sta “allungando” come direbbe Galeazzi: già 150.000 soci, superando il Barcellona.
Tutte associazioni sportive, società di persone, non di capitali. Producono campioni, creano ricchezza, aggregano le comunità.
E noi, in Italia? Aspettiamo ancora il VAR per capire perché siamo rimasti così indietro.