Beijing 2022: vincitori, vinti, critiche ed un riassunto sociale delle Olimpiadi
Sono terminate le Olimpiadi Invernali e noi proviamo a fare un riassunto. Ci scuserete se ci vogliamo ergere a giornalisti campioni del mondo, da medaglia d'oro alle Olimpiadi, ma di sicuro quando scriviamo non lo facciamo solo con il cuore, ma anche con dati e fatti che spesso restano ignoti a molti. Per questo siamo qui per condividere con voi le nostre esperienze e le notizie che molti mass media non vedono o non scrivono.
L'aspetto sociale di questa Olimpiade, che si è svolta in uno Stato che certo non brilla quanto a rispetto dei diritti e delle minoranze (religiose e linguistiche), non fa onore al comitato Olimpico che l'ha scelto quale sede.
Siamo ovviamente fautori della "via diplomatica", sicuri come non mai che l'unica strada percorribile sia quella del colloquio e del confronto politico e sportivo, anche con chi non rispetta nulla e nessuno: restano però forti i dubbi che sia fattibile in questo caso, se non si sostengono con piena forza i diritti civili e religiosi in seno ad una nazione che, come la Cina, è ancora molto indietro su questo campo. Lo sport cerca da anni di combattere il razzismo e la violenza, ma nell'esempio italiano resta il vano sforzo giornaliero fatto solo di magliette mostrate da giocatori ed arbitri e slogan fini a se stessi. Di veri e propri progetti nemmeno l'ombra.
La associazioni degli atleti olimpici tedeschi hanno diramato oggi un comunicato, criticando in maniera molto forte lo svolgimento delle ultime olimpiadi in terra cinese. Il Comitato Olimpico propone la cultura del "silenzio" in uno stato come la Cina e probabilmente entrambe ne escono come grandi sconfitti, dopo aver snaturato la cultura di Olimpia che vorrebbe pace e rispetto tra tutti i popoli del mondo.
La stampa viene messa a tacere invece, il popolo cinese è stato messo in silenzio sulle tribune, "libero" solo a comando di sventolare alcune bandiere degli sponsor nazionali. Gli atleti tedeschi per questo chiedono che le prossime Olimpiadi - così come altri eventi di risonanza globale - non siano organizzati da nazioni discriminanti.
La televisione tedesca, specie la redazione sportiva con sede ad Amburgo, ha ancor più fortemente criticato l'organizzazione a causa di pesanti restrizioni imposte a molti giornalisti, che di fatto non sono riusciti a svolgere il proprio lavoro di cronaca in presenza di pubblico. Ricordava la TV tedesca nel consuntivo di fine evento che sia Mondiali che Olimpiadi, pur nascendo come "veicolo" di integrazione, nelle ultime edizioni non hanno praticamente portato benefici in questo senso: né i Mondiali in Brasile o in Russia, né tanto meno le Olimpiadi in Corea del Sud. La corona d'alloro va logicamente all'organizzazione dei Mondiali del 2006, guarda caso quelli in terra tedesca, che in effetti, anche se l'autoproclamazione dei cugini teutonici potrebbe far sorridere, fu l'ultimo evento svoltosi con il vero modello e spirito Olimpico.
Noi possiamo ritenerci testimoni di tutto questo ed ammetere che i tedeschi hanno ragione da vendere: il fatto di esserne usciti vincitori fa ancora più piacere!
Messo da parte l'importante aspetto sociale, troppo spesso sottovalutato da istituzioni e mass media italiani, veniamo a fare il punto su quanto successo a livello sportivo. Iniziamo dalle parole del Presidente Malagò: "Siamo stati bravi, nonostante qualche polemica. Siamo un paese eclettico e multi-disciplinare, all'estero sono attratti dal nostro modello"... ma ne siamo sicuri che guardano al modello Italiano e non alla bella Penisola? Magari alla Costa Amalfitana, o ai Nuraghi della spettacolare Sardegna? Forse guardano al Colosseo, per un salto poi alle Cinque Terre per riposarsi e villeggiare! Tutto molto bello, ma di certo non guardano al modello sportivo italiano. Ecco perché!
Se prendiamo in considerazione solamente le Olimpiadi Invernali, siamo arrivati al 13° posto nel medagliere, il che potrebbe valere una bella insufficienza: a parte le grandi potenze (Russia, Cina ed USA), siamo dietro anche a tutte le grandi nazioni europee, ma anche alla Svizzera, all'Austria, alla Norvegia, alla Svezia...
Se vogliamo invece conteggiare i risultati di Tokyo 2020 e di Pechino 2022 per avere una visione globale, precipitiamo al 15° posto, con Australia, Norvegia e Olanda che ci guardano dallo specchietto.
Sono decenni che in Italia non si pratica più sport di base, cosa che aiuterebbe molto non solo il sistema sanitario, ma darebbe anche una bella mano all'economia e sotto l'aspetto sociale sarebbe un grande aiuto contro la violenza ed il razzismo, verso una migliore integrazione. Nelle due edizioni olimpiche la Norvegia mette insieme complessivamente 20 medaglie d'oro, contro le nostre 12: con solo 5,3 milioni di abitanti contro circa 60 milioni gli scandinavi ci distruggono, sportivamente parlando, con un rapporto medaglie/abitanti strepitoso. Ok, il calcolo non è scientifico e lascia il tempo che trova, ma per dare un'idea secondo gli stessi numeri noi dovremmo vincere oltre 200 medaglie d'oro!
Il comitato Olimpico Olandese ci fornisce alcuni semplici dati sui quali riflettere: hanno oltre 5 milioni di praticanti ed iscritti ufficialmente al Nederlandse Sport Federatie (il Coni olandese), ovvero gli stessi numeri che ci fornisce il Comitato Olimpico italiano. Sostanziale parità quindi, non fosse altro che i Paesi Bassi contano "solo" 12 milioni di abitanti (link), mentre in Italia siamo 5 volte tanti.
Ma poi vediamo che loro in totale hanno riportato a casa 18 ori olimpici, precisamente il 50% in più dell'Italia: un "vantaggio demografico" di quasi 50 milioni di abitanti, che non si traduce in "vantaggio sportivo" perché nessuno pratica sport.
Questo è il problema ed il conto potrebbe continuare con l'Australia, così come con Svezia, Svizzera, Francia (15 ori), Inghilterra (23), Giappone (30). Tutte nazioni che fanno dello sport di base un modello dal quale partire, per poi scovare e far crescere i futuri campioni.
Sport e socialità sono la base di tutto: senza fondamenta solide - lo sanno bene gli architetti - non si costruisce nulla, nemmeno un futuro civile e sportivo di successo.
Il modello del Sankt Pauli tedesco é sempre il nostro riferimento, oggi ancora più attuale.