Il cuore di Sankt Pauli: le nostre ricerche e le verità nascoste

17.03.2025 09:00 di  Massimo Finizio   vedi letture
Il cuore di Sankt Pauli: le nostre ricerche e le verità nascoste

Il Cuore di Sankt Pauli: Una Canzone di Resistenza, Non un Inno

Prima di prendere una decisione abbastanza discutibile, è necessario fare delle ricerche molto chiare e meticolose. Bisogna anche riconoscere, come la stessa Presidenza ha sottolineato in un suo breve messaggio, che loro erano estranei e che non avevano avuto alcun documento in merito alle informazioni finite velocemente nel tritacarne della stampa mondiale.

Forse l’errore più grande, probabilmente senza forse, è stata la stessa informazione non verificata, "sfuggita" dalla pancia degli uffici interni del Politbüro del Museo del Sankt Pauli.

Il Museo è infatti importantissimo e famoso per le tante ricerche che conduce sulla storia, molto problematica, di tutta la Germania. Un simile ufficio non lo ha neanche il nostro archivio storico del Ministero degli Interni. La fuoriuscita incontrollata ha poi determinato tutto il macello mediatico e anche tante supposizioni errate. Noi riesaminiamo con voi, con questo articolo, senza voler prendere parte dei pro o dei contro della canzone, ma semplicemente per fare un’analisi fredda e dettagliata, anche dal punto di vista storico, emozionale e, soprattutto, giornalistico.

La canzone: Il Cuore di Sankt Pauli

La canzone fu cantata per la prima volta nel 1956 da Liselotte Malkowsky, divenendo immediatamente conosciuta, tanto che nel 1957 fu portato a termine anche un film dallo stesso titolo: Il Cuore di Sankt Pauli.

Canzone e film seguono lo stesso filo narrativo, rendendo una dedica accorata e romantica all’internazionalità del quartiere portuale, ma senza alcun legame diretto con l’omonima associazione sportiva del quartiere, l’FC Sankt Pauli.

Il film e la canzone furono interpretati da Hans Albers, a cui in seguito è stata dedicata la piazza principale del quartiere di Sankt Pauli, situata a soli 100 metri dalla famosa via del porto, nota per le occupazioni degli anni ’70 e ’80. Proprio da lì partirono poi le occupazioni sportive e politiche che determinarono la svolta del Sankt Pauli, trasformandolo nel mito che conosciamo oggi.

Chi ha scritto la canzone

Joef Ollig è il poeta, scrittore e reporter di guerra che, nel dopoguerra, ebbe l’idea di comporre il testo della canzone, ispirandosi a una melodia scritta da Maximilian Michael Andreas Jarczyk, nativo di Katowice, all’epoca Germania, oggi Polonia.

Il cognome non lascia dubbi sulle origini. Sua figlia, Micaela Jary, nata nella città anseatica di Sankt Pauli, è giornalista e autrice di vari libri. Scrive sotto lo pseudonimo di Gabriela Galvani, anche in italiano.

Si capisce come quel periodo fosse molto controverso, specialmente con le imposizioni ideologiche che costringevano a gesti di propaganda imposta.

La dittatura in Germania fu dura e lasciava poco spazio a mal organizzati gruppi, ad associazioni e tentativi partigiani di liberazione.

In questo contesto si colloca Joef Ollig, giornalista corrispondente di guerra e poeta.

Immaginiamo Erodoto, primo inviato di guerra, o Alberto Negri, corrispondente per tantissimi giornali, tra cui Il Sole 24 Ore e Il Manifesto, che ha raccontato le strazianti vicende della guerra in Jugoslavia e in Siria, come se fosse poi messo alla berlina e considerato, ingiustamente, parte responsabile dei massacri.

Questo è un primo fatto molto importante da sottolineare. Inoltre, secondo nostre ricerche ed informazioni giornalistiche, la famiglia contattata del poeta e reporter confermerebbe che Joef Ollig non avrebbe mai sottoscritto la tessera del partito nazista.

Un dibattito aperto

Un altro ex dirigente e presidente del Sankt Pauli, Corny Littmann, direttore di vari teatri a Sankt Pauli e vecchia gloria politica della zona portuale, colui che ha demolito il vecchio stadio per costruire quello nuovo, dichiaratamente gay ed antifascista, ha dichiarato – come riportato anche da Abendblatt – che potremmo discutere per ore su tantissimi aspetti, ma la canzone è inclusiva ed antirazzista (cit. Corny Littmann).

O, come nel nostro articolo qui:  St. Pauli-Friburgo 0-1, vittoria e la canzone "cattiva" censurata

Si potrebbe parlare della situazione della Germania e dei tedeschi negli anni '30 – chi potremmo salvare? – oppure riflettere su come molte aziende di quel tempo (una su tutte: Puma, sponsor tecnico del St. Pauli) sostenessero il regime.

Si potrebbe anche approfondire il tema della separazione tra artista e opera d’arte, ovvero di come un’opera (in questo caso il testo della canzone) si distacchi inevitabilmente dal suo autore e diventi patrimonio di chi la ascolta e la fa propria.

Ma, soprattutto, è una canzone travolgente e partecipativa, dichiaratamente, nel suo testo, inclusiva ed antifascista.

Conclusione

Probabilmente è stato un piccolo errore aver diffuso la notizia in maniera non controllata, ma certamente fa piacere vedere sventolare striscioni negli stadi di Milano con scritte su Ollig, anche se erroneamente gli è stato attribuito un tifo per una squadra della capitale.

In verità, al povero Erodoto non importava molto se gli antichi romani giocassero a palla con la pelle di Apollo, come non dovrebbe importare oggi a chi cerca di strumentalizzare questa vicenda.

Forse la cosa migliore è ricordare una delle sue frasi più celebri:

"Di ogni cosa bisogna indagare la fine. A molti il dio ha fatto intravedere la felicità e poi ne ha capovolto i destini, radicalmente."

Ringraziamo i Beatles, che studiarono proprio a Sankt Pauli e le cui prime canzoni furono in tedesco, e che nel 1964 si rifiutarono di suonare a Jacksonville davanti a un pubblico segregato. Forse Nicola e Franco erano tra quegli spettatori, iniziando quella che sarebbe diventata una delle battaglie e vittorie di Martin Luther King.

Essere fratelli non è difficile: bisogna avere perseveranza. L’amore e il rispetto vincono sempre, così come l’antifascismo e la nostra Repubblica, fondata dai partigiani il 2 giugno 1946.

 Siamo tutti fratelli

Viva l’Italia repubblicana ed antifascista.