Biliardino in salsa SanktPauli. L'ennesimo esempio di inclusione
Parliamo con la sezione di biliardino del Sankt Pauli, che raggruppa 390 soci praticanti di questo bellissimo sport, che in Italia purtroppo non è praticato a livello agonistico, nonostante tutte le parrocchie, gruppi sportivi, bar e circoli sportivi hanno un biliardino a disposizione. Perchè? Ne parliamo con Luciano Auria, 41enne nato ad Amburgo da genitori Siciliani. Luciano è un tecnico di computer e software e in questo periodo lavora in smart working, causa situazione sanitaria mondiale che ben conosciamo. Luciano nel 2009 fonda questo particolare gruppo sportivo piratesco!
Luciano raccontaci la storia del vostro gruppo sportivo.
Ad inizio degli anni 2000 vivevo in una casa per studenti e con con il mio amico Henning nel dopo studio ci dedicavamo ad organizzare spazi per giocare a biliardino. Eravamo logicamente sanktpauliani e abbiamo scoperto per caso che non esisteva una sezione sportiva di biliardino. Ci siamo messi in moto e, con i contatti instaurati nel tempo, nel 2009 siamo riusciti con altri 7 soci a fondare questo gruppo tifosi e praticanti: in quel momento eravamo la 20° sezione sportiva all'interno dell'associazione Sankt Pauli! Nel primo anno superammo i 50 soci iscritti e dopo un paio di anni il centinaio. Oggi siamo circa in 390, ma non ci poniamo limiti; sempre avanti non un passo indietro!
Come siete organizzati? Partecipate anche a campionati ufficiali?
Come detto piano piano si fece Roma...o Sankt Pauli! Siamo arrivati ad avere oltre 30 squadre che in pratica sono presenti in tutte le serie professionistiche nazionali, una anche in serie A e ci rappresenta con il nome di "Fightsclub". Tieni presente che ogni nostra squadra si dà un nome di fantasia o quello che ritiene più consono, come la nostra squadra di serie B che si chiama "Five-Bar", ovvero i “5 del Bar”: come capirete restiamo molto alternativi e caratteristici nella tradizione, ma non disdegniamo di partecipare ai campionati nazionali ai quali siamo molto legati. Un po' meno ai Mondiali che alcuni anni fa si svolsero in Italia, a Torino (2015), in un completo disastro organizzativo.
Puoi raccontare il lavoro del vostro gruppo sportivo in merito all'integrazione, alla partecipazione e alla solidarietà?
I nostri soci provengono dai cinque continenti e appartengono a tutte le classi sociali, perché questo sport è forse il più inclusivo. Tieni conto che è il solo sport dove uomo e donna giocano uno accanto all'altro se lo desiderano, senza alcun problema sociale o organizzativo: oltre il 33% di soci sono donne e molti altri soci sono portatori di handicap. Come prima associazione sportiva al mondo, abbiamo creato e implementato un gruppo di portatori di handicap, che giocano senza nessun problema al nostro fianco, nel vero spirito sportivo e secondo i valori sanktpauliani.
È bello poter svolgere le nostra attività due volte la settimana e spesso organizziamo fino ad oltre 40 tavoli da gioco utilizzando le enormi sale dello stadio: figuratevi cosa sarebbe se in Italia gruppi sportivi del Napoli, della Roma o della Juventus potessero utilizzare, alla stessa maniera, le sale del San Paolo (ora Diego Armando Maradona), dello stadio Olimpico, o dello Stadium.
Sembra assurdo, ma è solo un problema di mentalità, perché tutto è possibili, basta volerlo!
Con le tue origini italiane, consiglieresti il modello del Sankt Pauli e tedesco alle istituzioni sportive italiane?
Sono di origine siciliana, parlo abbastanza bene il siciliano, ma ad essere onesti ormai ho perso sia la fiducia che la voglia di vedere un cambiamento in Italia: questo modello, che tu ed io vediamo e viviamo quotidianamente, può e deve essere portato ovunque, a maggior ragione in Italia, ma come ben sai la politica ha ben altre ambizioni. Certo sarebbe bello vedere un gruppo di biliardino con il nome dei pirati svolgere attività sportiva a Roma, a Milano, o in Sicilia; o che il Palermo potesse contare su tante sezioni sportive, diventando una grande associazione. Ma ormai non so più nemmeno in che categoria giochi e neanche più se esista: triste, triste, triste vedere come sia ridotto e organizzato lo sport in Italia!
Grazie Luciano, purtroppo non possiamo che darti pienamente ragione: da noi manca la visione politica della collettività, l'essere gruppo sportivo. La realtà del Sankt Pauli, come ce l'hai raccontata tu, è veramente una bella pagina sportiva, politica e sociale e ti facciamo per questo i complimenti. Ma noi siamo testardi e vogliamo combattere ancora: chissà, forse anche cercando di creare con i nostri soci italiani un gruppo di giocatori di biliardino!
Solo uniti si vince: adelante Luciano, adelante Pirati!