La lotta la vincono i tifosi ma sono gli arabi che stanno fuori
Il calcio tedesco, sia in Bundesliga che in Zweite, nelle scorse settimane è stato scosso dalle clamorose e vibranti proteste dei tifosi. Il motivo? Ve lo avevamo spiegato qui (link): l'ingresso in Lega, attualmente interamente controllata dalla associazioni che la compongono, di investitori stranieri. Il fondo arabo Blackstone sembrava intenzionato a versare circa un miliardo di euro nelle casse della DFL (la Lega tedesca) in cambio dei diritti media mentre anche un altro grande fondo, CVC, si stava preparando a fare un'offerta analoga.
Niente tifo per i primi 12 minuti (come il dodicesimo uomo in campo, il tifoso) la prima protesta. Poi i lancio in campo di monete di cioccolata, di coriandoli, palline da tennis, fumogeni e persino lucchetti alla porta: ormai ad ogni partita c'era una nuova protesta.
Le varie associazioni erano in subbuglio (link), tanto da far indire alla Lega nuove votazioni (non tutti avevano seguito il mandato della propria assemblea). Ma sembra non ci sia bisogno di una nuova votazione: nella giornata di ieri il fondo Blackstone sembra aver ritirato l'offerta da un miliardo di euro. Troppo veementi le proteste, troppo rischio l'investimento.
Sembra quindi che la battaglia sia stata (per ora) vinta dai tifosi. Ma come è stato possibile tutto questo? Solo col modello tedesco, con le discussioni interne alle assemblee delle varie squadre, con i rapporti tra dirigenze e tifoserie, con l'organizzazione delle tifoserie appartenenti a diverse squadre per coordinare le proteste a livello nazionale. Tutto quanto, insomma, vi abbiamo sempre magnificato come tratti distintivi del modello tedesco o sanktpauliano.