Lucia Conte, la più giovane ds italiana: al settimo cielo con la settima tesi italiana sui pirati
Quando si afferma che il calcio è di tutti, spesso i “superficiali” ritengono lo sia per tutti i club maschili: in realtà si intende che è per tutti nel senso di uomini e donne, con il calcio femminile che attende la considerazione che gli spetta. Un esempio della passione calcistica “in rosa” è senza ombra di dubbio Lucia Conte, dirigente sportiva nonché ex calciatrice.
Questa storia arriva Cosenza, e non certo a caso. Il primo incontro dei calabresi con la tifoseria del Sankt Pauli ebbe luogo a Roma nel 1997, a un convengo al quale parteciparono anche alcuni rappresentanti del Cosenza. Da lì iniziò una sorta di dialogo (anche grazie alla presenza di cosentini da tempo residenti a Sankt Pauli), con il Cosenza ospite ad Amburgo e il Sankt Pauli presente (nel medesimo 1997) con le sue giovanili a un torneo disputatosi a San Giovanni in Fiore e a Crotone. Addirittura, a Rocca di Neto fu giocata una partita nella quale la squadra locale ebbe come sponsor un ristorante di Sankt Pauli, a dimostrazione del legame sociale, sportivo e storico che lega la Calabria al quartiere amburghese e agli stessi “Pirati”. In contemporanea al dialogo, crebbe la mia passione per la squadra biancomarrone.
Lucia, ti va di presentarti? Certamente. Sono nata a Cosenza l’11 gennaio 1993 e sono cresciuta con una grande passione per lo sport, in particolar modo per il calcio. Fui portata allo stadio (allora “San Vito”, ora “San Vito-Gigi Marulla”) dai miei nonni, da mia mamma e da mio cugino: ero ancora una bambina e mi ricordo i cori della Curva, oltre (ovviamente) ai giocatori di quel buon Cosenza, quali (ne cito alcuni, senza voler ovviamente sminuire gli altri) Gianluigi “Gigi” Lentini, Davide Micillo, Stefano Morrone e Riccardo Zampagna. In quel periodo decisi di giocare a calcio.
La tua passione e la tua bravura ti portarono a militare anche in massima divisione. Dopo gli inizi con l’Argentanese (2008-’09) e il triennio (2009-2012) al Real Cosenza, nel 2012 passai alla Pink Bari, con la cui casacca disputai due stagioni in cadetteria e le successive due in massima divisione (segnando anche delle reti). Quindi, dopo un’annata di “pausa” (2016-’17), nel 2017 mi accasai alla Roma CF, restandoci fino alla fine della carriera (nel 2020).
Ti ricordiamo come un buon numero 10. Sì, un numero 10 “classico”. Iniziai a giocare nei campetti vicini allo stadio di Cosenza, con i miei cuginetti e i loro amici. Ero un mancino puro e il mio mito calcistico era Diego Armando Maradona. Circa le squadre, invece, la mia passione era (ed è tuttora) per il Cosenza e per il Sankt Pauli.
Una volta appesi gli scarpini al fatidico chiodo, ti sei iscritta a Coverciano, conseguendo il titolo di Direttore Sportivo. Una volta acquisito un bagaglio di nozioni e di informazioni, decisi che a fine carriera avrei cercato di inserirmi nel mondo dello sport da dirigente: da lì a iscriversi al corso per DS a Coverciano il passo fu breve. La mia tesi riguardò l’associazionismo, quindi il modello Sankt Pauli.
Come reagirono gli esaminatori a questa tua scelta relativa al Sankt Pauli? In tutta sincerità, io stessa non conosco ancora molte cose sui nostri “Pirati”, ma grazie a voi continuo ad accrescere le mie esperienze e le mie conoscenze. Come era ovvio attendersi, gli esaminatori rimasero molto sorpresi (e anche un po’ stupiti) dalla mia relazione, ma ciò può essere comprensibile.
Cosa ti ha maggiormente impressionato del modello sanktpauliano? Per prima cosa, la partecipazione del basso: davvero particolare, spettacolare e lodevole. Inoltre, valori molto importanti quali l’ecosostenibilità, le battaglie sociali (che dovrebbero essere messe in cima agli obiettivi di ogni società anche in Italia) e la molteplicità di praticare sport dal basso. Senza, ovviamente, dimenticare la capacità di coinvolgere i tifosi in tutto.
Hai già messo in pratica quanto appreso al corso, facendo un buon lavoro a Cosenza… In verità è un lavoro normale, nel quale metto tanto impegno. Quello di cui sono molto fiera è il cercare di far conoscere la nostra terra alle ragazze che vengono a giocare a Cosenza: ciò sia per metterle a loro agio sia per meglio integrarle.
Sostanzialmente è quello che facciamo anche noi qui a Sankt Pauli, portando i ragazzi nuovi in giro per il quartiere. Noi abbiamo portato le ragazze in giro per Cosenza, a San Giovanni in Fiore e allo stadio per assistere a una gara di campionato della prima squadra maschile. Oltre a ciò, è molto importante che le ragazze si sentano a loro agio: il convitto ove risiedono è di elevata qualità, con un’ottima assistenza. Insomma, il Cosenza sta lavorando bene e crescendo.
Di nuovo congratulazioni! Siamo sicuri che il tuo lavoro porterà ottimi frutti. Ti aspettiamo a gennaio a Sankt Pauli! Grazie! Forza Cosenza e forza Sankt Pauli!