Sentirci di calcio - La squadra non vedenti dell'FC St. Pauli
Un anno fa abbiamo scritto della radio AFM, la radio pauliana che dal 2004 racconta a tutti i tifosi dei pirati le partite in diretta della squadra del “Kiez”. Le racconta principalmente ai tifosi non vedenti presenti sugli spalti, ma anche alle migliaia di tifosi pauliani che non potendo essere presenti allo stadio, preferiscono una radiocronaca appassionata, genuina e soprattutto gratuita ai capitali mediatici di Sky, Dazn e consorti. Alla fine del pezzo concludemmo che non solo fosse possibile descrivere in diretta a dei non vedenti una partita di calcio al Millernrtor, ma come fosse anche possibile che delle persone cieche giochino a calcio. A questa straordinaria storia di passione e caparbietà abbiamo dedicato le prossime righe.
Giocare a calcio senza la vista è un’attività sportiva sì complessa e coraggiosa, ma non impraticabile come si può credere di primo acchito. Dal maggio 2006 l'FC St. Pauli ha una propria squadra di calcio per non vedenti che milita nella Bundesliga (i primi campionati indoor si sono svolti proprio a Sankt Pauli in omaggio ad uno dei club più inclusivi al mondo, ndr). Della squadra fanno parte dodici giocatori, diversi allenatori, guide e supervisori. Col loro lavoro quotidiano essi dimostrano che il calcio per non vedenti è uno sport non solo dinamico e complesso, ma soprattutto emozionante.
Ma di cosa parliamo quando parliamo di calcio per ciechi? Certamente la palla è rotonda ma risuona anche!
L’allenatore della squadra per non vedenti del Sankt Pauli, Wolf Schmidt, in un’intervista ha così spiegato come funziona il calcio per non vedenti: “Il gioco è basato sul futsal. Questa variante di calcio viene giocata con quattro giocatori più un portiere su di un campo delle dimensioni del campo di pallamano. Il pallone da calcio per non vedenti tintinna quando rotola e può quindi essere sentito. Le linee laterali sono bande sulle quali la palla può rimbalzare e al contempo servono da orientamento. Gli occhi dei giocatori di campo sono completamente bendati ed oscurati con occhiali in modo che i giocatori con un po' di vista non abbiano un vantaggio rispetto ai cosiddetti "completamente ciechi". Fuori dal campo di gioco, la guida centrale sta al lato del campo, al centro appunto, e la guida posteriore sta dietro alla porta avversaria. Le guide danno ai giocatori un orientamento acustico e li aiutano descrivendo le attuali situazioni di gioco. La squadra di calcio per non vedenti dell'FC St. Pauli è la prima squadra in Germania che si è organizzata come un club.”
Ma ora veniamo al fulcro, ovvero al colloquio con Jonathan Tönsing e a Sven Gronau della sezione calcio a 5 per non vedenti. Jonathan Tönsing ha 21 anni e dall’ottobre 2012 è membro della squadra per non vedenti del FC Sankt Pauli e dal 2013 gioca nella Bundesliga. A soli 13 anni ha cominciato la sua carriera nella Bundesliga grazie ad un permesso straordinario. Donne e uomini vedenti e non vedenti giocano assieme, anche se i vedenti possono giocare solo come portieri. Questo è appunto il ruolo di Sven Gronau.
Jonathan, come è andata fino ad ora la stagione de FC Sankt Pauli? Avete dovuto interrompere il torneo a causa del COVID-19?
La stagione normalmente va da maggio a settembre. A causa della pandemia abbiamo cominciato solo a giugno e giocheremo la Bundesliga fino a fine ottobre (ed arrivando primi!!! ndr).
Descrivici brevemente come si svolge una partita di calcio per non vedenti
Jonathan: Il campo è di 40 per 20 metri, ha le dimensioni di un campo da pallamano, ha però una superficie di erba sintetica ed ha porte da hockey su prato. Sul campo giocano 4 non vedenti contro 4 non vedenti. Poi ci sono due portieri vedenti che però non possono uscire dall’area piccola dei due metri, ma possono dare dei comandi dalla loro area ai propri giocatori fino ad una linea posta di fronte a dodici metri di distanza, detta la linea tratteggiata. Dietro la porta avversaria i giocatori di ogni squadra hanno le proprie guide di porta che possono guidare a voce i propri giocatori dalla linea tratteggiata dei dodici metri nella metà campo avversaria fino alla porta avversaria. Inoltre c’è la guida di centrocampo che da indicazioni nella zona centrale tra le due linee tratteggiate dei dodici metri. I 4 giocatori in campo quando non hanno la palla e si avvicinano al giocatore con la palla devono dare dei segnali vocali gridando “voy”. Il giocatore che ha la palla tra i piedi invece non deve gridare il “voy” in quanto portatore di palla.
È possibile da persona vedente partecipare ai vostri allenamenti o addirittura giocare con voi una partita?
Jonathan: In porta di certo! Il portiere è una persona vedente. Ma sicuramente si può provare a giocare per divertimento, si può anche partecipare agli allenamenti, è sempre importantissimo!
È quindi, per quanto ho capito, uno sport corale che integra vedenti e non vedenti, donne e uomini, giovani e meno giovani. Esistono però tantissimi livelli di deficit visivi, come si garantisce l’equità tra tutti i giocatori di campo?
Jonathan: In Germania ogni giocatore viene assegnato ad un livello di deficit visivo ufficialmente diagnosticato da un medico sportivo addetto. A livello internazionale, ad esempio in occasione di un mondiale, il deficit visivo deve essere diagnosticato da due medici internazionali riconosciuti. È un processo molto complesso che è difficile da uniformare.
Cecità non è uguale a cecità, dunque. Potresti descrivere il tuo deficit visivo? Sei nato cieco, lo sei diventato? Quanto ne sei colpito e quanto questo deficit influenza il tuo modo di giocare?
Jonathan: Quanto io potessi vedere appena nato non è noto perché dopo sei settimane dalla nascita mi è stato diagnosticato un cancro ad entrambi gli occhi dovuto ad una mutazione genetica. Il mio occhi sinistro mi è stato completamente asportato mente del destro è rimasto così poco che è stato classificato come completamene cieco e non è quindi di alcun vantaggio visivo, tranne che per distinguere luce ed ombra e questo appunto a causa del cancro binoculare.
È un vantaggio o uno svantaggio l’esser ciechi congeniti nel calcio per non vedenti?
Jonathan: Sicuramente per il gioco in sé, nel senso di muoversi e correre pur non vedendo nulla, è un vantaggio perché ci si è abituati, ma chi cieco invece lo è diventato dopo aver imparato a giocare a calcio può anche avere un vantaggio, perché sa come muoversi con la palla. Ad esempio una volta abbiamo avuto come ospiti la squadra under 23 del Sankt Pauli e loro bendati hanno avuto difficoltà a muoversi verso la palla e a difendere perché gli mancava l’orientamento, ma una volta ricevuta la palla tra i piedi sapevano molto bene come muoverla e tirarla, perché è una pratica motoria che allenano quotidianamente e ne conoscono perfettamente la dinamica, senza dover vedere i piedi e la palla. Non è facile dire definitivamente se l’esser nati ciechi sia un vantaggio o uno svantaggio perché il calcio per ciechi comprende competenze molto diverse fra loro. Penso sia più determinante la confidenza che una persona ha quando deve fare uno sprint sul campo, piuttosto che il tipo di capacità visiva che la persona abbia potuto avere prima di cominciare a giocare a calcio per ciechi.
Tu Jonathan come hai scoperto il calcio per ciechi e come hai sviluppato questa tua passione? Sei stato prima tifoso del Sankt Pauli e poi giocatore della squadra per ciechi o viceversa?
Fin da piccolo mi è sempre piaciuto il calcio e sono sempre andato allo stadio. Mio padre era tifoso del Sankt Pauli, ma ha sempre detto che mi dovevo fare io stesso la mia opinione. Così mi ha portato per una partita in entrambi gli stadi (del Sankt Pauli e dell’Amburgo, ndr) per mostrarmeli entrambi. Ma da subito l’atmosfera al Millerntor mi ha inspirato e mi è piaciuta molto di più. Forse perché alla mia prima partita il Sankt Pauli ha vinto contro il Kiel. Inoltre anche i posti erano migliori al Millerntor: potevo stare a fianco della persona che mi aveva accompagnato, mentre allo stadio dell’Amburgo sono dovuto stare cinque file più avanti. “Perché?” mi son chiesto, "Io voglio state allo stadio assieme alle persone che mi hanno accompagnato, non stare separato da loro in una sezione solo per persone non vedenti".
Quanti anni avevi Jonathan quando sei stato la prima volta allo stadio?
Fammici pensare… quando il Sankt Pauli ha vinto la Regionalliga Nord ed è passato alla 2. Liga (dalla serie C alla serie B, ndr), quindi nel 2007… avevo dunque sette anni.
A che età si può o si dovrebbe cominciare col calcio per ciechi?
Jonathan: Non c’è un’età minima. Quando mi sono presentato la prima volta all’allenamento per non vedenti, Wolf Schmidt non era ancora l’allenatore, mi disserro di tornare un paio d’anni dopo: non c’era ancora il gruppo di base come c’è oggi e quando tornai un paio di anni dopo mi fecero subito giocare con gli adulti della prima squadra. Peccato, se allora ci fosse stato un gruppo base ora sarei due o tre anni più avanti.
Jonathan, tu hai giocato fin da piccolo a calcio? A casa coi tuoi genitori, con gli amici?
Sì, da sempre ho giocato a calcio, con gli amici, a scuola. Certo non ero il migliore perché non potevo vedere, ma ho sempre giocato a calcio coi miei compagni, col pallone normale e su di un campo normale. Tutti mi conoscevano e conoscevano la mia situazione e non c’era nessun problema che giocassi coi bambini vedenti.
Jonathan, giochi ancora a calcio con giocatori vedenti?
Sì! Gioco e mi alleno così spesso con la squadra per ciechi che è un bel diversivo giocare a calcio per vedenti senza palla a sonagli, semplicemente per divertimento. È più difficile ma anche più bello. La palla per calcio per ciechi e più piccola e pesante, quindi è bello poter tirare ogni tanto con una palla più grande e meno dura.
Ci sono delle regole particolari da rispettare quando giochi a calcio per vedenti? Tipo che non bisognerebbe gridare, bisognerebbe avvisarti se qualcuno si avvicina a te o cose simili?
Jonathan: No, se si gioca solo per divertimento non c’è nessuna regola in particolare da rispettare, io sento dove sono gli altri giocatori e dove si muovono. Se si gioca più seriamente è naturalmente più difficile mantenere una “visione generale” del gioco, per così dire, in tal caso può essere di aiuto se le persone parlano e danno indicazioni. Se invece si gioca a calcio per ciechi e meglio che il pubblico rimanga in silenzio. È definitivamente uno sport multi-tasking, dove si deve ovviamente correre e calciare, ma anche parlare e ascoltare allo stesso tempo. È quindi mentalmente molto estenuante.
Se volessi vedere uno delle vostre partite dal vivo e conoscere i risultati del campionato, dove posso trovare queste informazioni?
Jonathan: La pagina ufficiale del Sankt Pauli riporta sempre i tornei a cui partecipiamo o che organizziamo. In più abbiamo un nostro canale youtube: “FCSPBlindenfussball” dove postiamo i video e gli highlights delle nostre partite. Quando giochiamo a Sankt Pauli potete venire a tifarci e a sostenerci, l’entrata è gratuita (gli allenamenti di calcio per non vedenti dell’FC St. Pauli si svolgono al campo sportivo della scuola di per non vedenti e ipovedenti a 50 metri dalla stazione della metropolitana Borgweg. Ma ancor meglio sarebbe partecipare per credere: il martedì dalle 16:00 alle 17:00 c’è infatti la possibilità per tutti di provare il calcio per ciechi all’allenamento base della squadra, ndr).
Quindi alle partite bisogna assistere silenziosi… ma se fate un gol però si può gridare, vero?
Jonathan: certo, anzi, si deve!
Per sostenere la propria squadra il pubblico deve essere silenzioso, questo è uno degli aspetti nuovi a cui non avevo mai pensato.
Jonathan: Uno degli aspetti pratici che trovo nel postare i nostri video su youtube è proprio il fatto che anche chi non conosce il calcio per non vedenti si può rendere conto che è uno sport intenso e complesso. Ci sono infatti dei cliché su questi tipi di sport: ad esempio mi è stato spesso chiesto come si possa giocare a calcio col bastone bianco per ciechi o se abbiamo degli accompagnatori sul campo che ci guidano. I video mostrano alle persone che tipo di sport veloce e di qualità in realtà si giochi.
Quante squadre giocano quest’anno in campionato?
Jonathan: Siamo 8 squadre quest’anno, 7 tedesche e per la prima volta partecipa anche una squadra Austriaca, da Vienna.
Sven, quante persone giocano e/o si allenano attivamente con voi e quante sono associate?
I soci che giocano e si allenano attivamente sono circa una ventina, direi. Ci sono però molti altri soci non “attivi” che ci aiutano e sostengono in vari modi. Rilevanti sono anche gli aiuti che riceviamo dalla AFM (“Abteilung Fördernde Mitglieder” ovvero la “sezione soci sostenitori passivi), soprattutto per l’allenamento di base e per il supporto al settore giovanile.
Jonathan, quant’è popolare il calcio come sport tra le persone cieche in Germania? È lo sport più popolare come tra le persone vedenti o ci sono altri sport più praticati e più amati?
Penso che Goalball (in italiano pallarete) sia uno sport forse più praticato del calcio. A causa del contatto fisico il calcio per ciechi ha una soglia di inibizione maggiore rispetto a Goalball (dove le squadre rimangono separate su parti opposte del campo, ndr), per questo viene forse praticato di meno. Il calcio per ciechi non è ancora uno sport conosciuto ma ci si accorge che sta diventando sempre più popolare, ad esempio dopo il premio per il gol del mese a Serdal Celebi (giocatore della sezione calcio per non vedenti dell’FC Sankt Pauli, primo giocatore diversamente abile a vincere il premio per il più bel gol del mese di tutta la Bundesliga) o dopo i reportage delle nostre finali giocate negl’ultimi anni. Molti grossi club, anche per questioni di immagini d’inclusione, hanno recentemente fondato delle squadre di calcio per ciechi o inglobato delle squadre già esistenti sul territorio. Lo ha ad esempio fatto il Borussia Dortmund, lo Schalke, l’Hertha di Berlino ed altre ancora. Sia chiaro, non è una critica, è semplicemente più facile e ragionevole inglobare una squadra di calcio per non vedenti già esistente che crearne una nuova nella stessa città.
Sven, a livello internazionale, quali sono le squadre o le nazionali più affermate nel calcio per ciechi?
Tradizionalmente l’Argentina ed il Brasile sono le squadre nazionali maschili più forti, il Brasile ha vinto cinque titoli, l’Argentina due (la prima edizione del mondiale per le squadre nazionali femminili non vedenti è stato posposto al 2023 a causa della pandemia, ndr). Negli ultimi anni la Cina è migliorata molto… queste sono le tre nazionali più forti, direi.
Jonathan: A livello europeo tradizionalmente le tre nazionali più forti sono la Spagna, la Francia e l’Inghilterra. Negli ultimi anni però ci sono state due nuove nazionali che hanno vinto il campionato Europeo, la Turchia e la Russia, paesi dove lo sport per diversamente abili è molto sovvenzionato.
Jonathan, come comincia per le persone non vedenti la passione per uno sport come il calcio, che la maggior parte delle persone vedenti associa primariamente con la vista? Come nasce e cresce il desiderio non solo di assistervi e di sentirlo allo stadio, ma magari poi di praticarlo? Immagino che ci sono molte attività, come ad esempio la musica, che alle persone non vedenti offrono un approccio più spontaneo, più ovvio? Perché invece alcuni si appassionano al calcio?
Io non sono mai stato un tipo musicale, fin da piccolo ho capito che la musica non faceva per me. Invece sono sempre stato un appassionato di sport e come detto prima, fin dalle prime partite a cui ho assistito al Millerntor mi son chiesto “come posso farlo anch’io? Come posso giocare anch’io a calcio?”. Come ho già accennato a scuola ho sempre cercato di giocare a calcio con i miei amici e quando ho sentito parlare del calcio per ciechi ho subito deciso che volevo provarlo.
Sven aggiunge: Come portiere vedente della squadra, io posso solo immaginare come da cieco ci si possa appassionare al calcio. Ad esempio so che il nostro capitano Rasmuss ha sentito alla radio un reportage su di una vittoria del Cottbus per 4 a 3 e da lì è cominciata la sua passione per il calcio e per il Cottbus. Inoltre ci sono alcuni giocatori che non sono nati ciechi, ma che lo sono diventati in seguito e che nel periodo precedente alla perdita della vista si erano già appassionati al calcio e già lo praticavano e che in seguito si sono interessati alla possibilità di poterlo praticare anche se ciechi.
Sven, per la comunità di persone non vedenti, il calcio è uno sport rilevante, seguito e magari praticato, o è più un’esotica eccezione?
L’interesse per il calcio è un fenomeno sociale comune per non vedenti e vedenti, non c’è differenza. In media le persone non vedenti sono altrettanto interessate al calcio come le persone vedenti. Nella pratica invece ci sono ancora differenze: che ci siano squadre di calcio per ciechi è un fenomeno non ancora conosciuto e poco diffuso.
Jonathan, prima hai detto che per te fin da piccolo è stata una cosa naturale il giocare a calcio con gli altri bambini, ma immagino che l’approccio al pallone non sia così facile per tutte le persone non vedenti. Quanto coraggio e convinzione ci vogliono per decidere a giocare a calcio per non vedenti?
È sicuramente molto diverso da persona a persona, come in tutti gli sport. Alle fine lo si fa se si ha voglia di giocare a calcio. Naturalmente ai primi allenamenti evitiamo di fare un tackle ai nuovi arrivati, cerchiamo di farli avvicinare al gioco con degli esercizi con la palla in modo da avere fin dall’inizio delle esperienze positive per poi piano piano migliorare sempre un po’ di più.
Massimo Finizio: Non bisogna dimenticare che non si tratta solo di praticare uno sport o di giocare a calcio, ma soprattutto di farlo insieme, di essere assieme in campo, soprattutto se vuol dire giocare con la maglia del Sankt Pauli.
Sven: esattamente, ben detto Massimo: Il calcio per non vedenti è infatti una pratica sportiva estremamente inclusiva dove vedenti e non vedenti giocano assieme. Vedenti e non vedenti si completano a vicenda. Per fare una partita si ha bisogno di otto ciechi e otto vedenti e questo è fantastico!
Massimo Finizio: Non solo ci son vedenti e non vedenti ma giovani e meno giovani, uomini e donne che giocano assieme, è uno sport profondamente inclusivo e sociale.
Sven, sarebbe auspicabile a vostro avviso uno sviluppo a livello Europeo tale che magari in alcuni anni si possano disputare anche tornei internazionali per club, una sorta di Champions League del calcio per ciechi?
Dal punto di vista agonistico sarebbe sicuramente fantastico. Non dobbiamo però dimenticare lo sport di base: sarebbe un grave errore pensare di giocare solo a livello internazionale contro le migliori squadre, con i migliori giocatori e magari trascurare il lavoro di base che svolgiamo quotidianamente nel nostro centro sportivo qui ad Amburgo.
Jonathan interviene: Ad esempio durante i fine settimana di incontri per la Bundesliga, si organizzano mini partite di due giocatori contro due per far giocare anche quei componenti del gruppo che hanno giocato meno nelle partite ufficiali, in modo da permettere anche a loro di allenarsi, avere più contatto con la palla, di provare l’esperienza di giocare su di un campo con molti spettatori attorno e conoscere l’emozione e la gioia che ciò può dare.
Sven, come sei arrivato da vedente a fare il portiere per una squadra per ciechi?
Nel 2010 ho aiutato ad organizzare le Sanktpauliaden, le olimpiadi del SankPauli, dove ogni sezione del Sankt Pauli organizza un torneo. Anche la sezione calcio per non vedenti ha organizzato un torneo e così per la prima volta sono venuto a conoscenza di questa realtà. L’anno dopo, dato che gioco nella sezione di pallamano del Sankt Pauli, mi chiesero se conoscessi qualcuno che avesse voglia di fare il portiere per loro, visto che gli mancava un portiere per le partite ufficiali di Bundesliga. Così mi son detto: “voglio provarci io stesso prima di chiedere a qualcun altro” e così sono andato ad un loro allenamento e mi ha così affascinato che ho subito voluto cominciare a giocare con loro. Perché è uno sport che trovo fantastico: è avvincente, intenso, complesso, forse il modo più tecnico che ci sia di giocare a calcio: il giocatore di calcio per ciechi è un dribblatore funambolico, perché una volta che la palla si è allontanata dal piede è difficilissimo ritrovarla. Quindi essere portiere di una squadra per non vedenti è piacevolissimo, non si parano solo le palle ma si è parte di un gioco in cui si deve dirigere la difesa, anticipare, e leggere il gioco per altri, e alla fine anche parare.
Sven, cos’è importante e cos’è difficile nell’attività di portiere in una squadra di calcio per non vedenti?
Prima di tutto è importante saper leggere la partita. Quando l’avversario è ancor lontano dalla tua porta, è importante saper leggere il gioco e anticipare cosa potrebbe succedere. Come squadra si ha una tattica di difesa concordata ed è quindi necessario dirigere i propri difensori a seconda della situazione in corso. La zona di mia competenza si estende fino a 12 metri dalla mia porta. In questo terzo di campo di mia competenza devo al contempo dirigere la difesa ed esser pronto a parare un eventuale tiro. Se l’avversario riesce a bucare la difesa e a trovarsi davanti alla porta, allora devo parare ed ho un’area di soli 2 metri a disposizione… devo prepararmi eventualmente ad un tiro, magari di punta da tre metri di distanza, è un duello. Come portiere di una squadra di calcio di non vedenti non devo essere solo bravo sui tiri da lontano, ma soprattutto nelle situazioni uno contro uno. Per questo bisogna allenarsi particolarmente su questo aspetto. Ti posso dire che se Jonathan tira in porta da una distanza di quattro metri, non ho praticamente possibilità di parare.
Inoltre dietro di te Sven, c’è una guida avversaria che da delle indicazioni al proprio attaccante dove stai posizionato e dove tirare, giusto? Ciò non ti confonde o irrita?
Jonathan interviene: Da la distanza in metri. Inoltre dal punto di provenienza della sua voce so da attaccante dove si trova il mezzo della porta. Magari da anche informazioni sul numero di avversari che ci sono attorno, ma non dice dove tirare, se in alto a destra o in basso a sinistra ad esempio, questo lo decidiamo noi sul momento, d’istinto. Sven aggiunge: Quando Jonathan è davanti a me pronto a tirare, aspetto sempre un attimo prima di abbassarmi: lui sente se mi abbasso e quindi tira in alto, se invece sto troppo a lungo alzato, tira in basso. Questo lo trovo impressionante: lui riesce a sentire se piego le gambe!
Massimo Finizio: I suoni sono un punto di riferimento, come lo è la voce della guida, che non è solo descrittiva ma è un punto di orientamento.
Jonathan aggiunge: Esatto, “sopra”, “sotto”, “destra”, “sinistra” la guida non lo dice, ma dal tono della voce della guida si possono ottenere tantissime informazioni. Quando si è lavorato tanto assieme, si riconosce già dalla concitazione, a che distanza ci si trova dalla porta e in che situazione, non serve sapere i metri o la direzione. Nel cervello confluiscono contemporaneamente tantissime informazioni diverse, non saprei descrivere questo processo complesso, è un’integrazione che semplicemente avviene spontaneamente, e poi si va al tiro con un misto di tecnica, esperienza ed istinto.
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Sabato 30 ottobre 2021 sulla centralissima piazza del Duomo di Bonn, Jonathan Tönsing, Sven Gronau e la loro bellissima squadra dell’FC Sankt Pauli sono diventati campioni di Germania imponendosi per 1 a 0 sull’MTV Stoccarda, alla fine seconda in classifica.
Il 4 Dicembre, allo stadio di Millerntor nella pausa della partita di campionato vinta dal Sankt Pauli per 2 a 1 contro lo Schalke 04, il team ha compiuto un giro di campo mostrando il trofeo appena conquistato ai 20.000 presenti, che gli hanno tributato cori, applausi, olas per 15 minuti (qui il link del video).
Anche dalla redazione di Tuttostpauli complimenti e grazie. Continuate a sentire il calcio e a vincere anche per noi!