Laziali banditi perché fascisti: Lazio e Libertà si oppone a questo stereotipo
Dici Lazio, dici fascismo. Un'equazione tanto facile, quanto sbagliata per chi vive la curva, lo stadio e le partite dei biancocelesti. Un binomio tanto stretto da aver fatto allarmare le autorità francesi, che per la partita di Europa League hanno proibito ai tifosi laziali la trasferta al Vélodrome di Marsiglia. Trasferta vietata non ai fascisti, si badi bene, ma ai tifosi laziali. Tutti.
Eggià, perché come li scovi i fascisti là in mezzo? Intanto un valido modo sarebbe quello di far riferimento al gruppo “Lazio e Libertà”, che si definisce come “tifo sportivo nel perimetro dei valori democratici e civili sanciti solennemente dalla nostra Costituzione”. Antifascismo, appunto. Nulla di più semplice. E domenica, in occasione di Lazio-Salernitana, organizzeranno una coreografia antirazzista in curva, per ribadire che no, tifare Lazio non significa essere fascisti.
Altro modo per scovare i fascisti? Difficile dirlo, ma per Alessandro Portelli sarebbe intanto utile mobilitarsi, esattamente come faranno quelli di “Lazio e Libertà”. Sulle colonne di Repubblica il 78enne docente de La Sapienza, laziale da una vita, ha voluto sfatare questo “luogo comune” - come lo ha definito lui stesso-, definendo gli ultras fascisti come una “minoranza rumorosa, che ha la pretesa di essere la vera identità della squadra”.
“Non rappresentano nemmeno loro stessi e la vera risposta deve arrivare dall'interno della tifoseria”, conclude Portelli. E la tifoseria, in questi giorni, si sta mobilitando ed organizzando davvero: gruppi di tifosi come Lazio e Libertà faranno sentire la propria voce già questa domenica, per opporsi allo stereotipo che vuol dipingere come fascista tutta la curva laziale.
Resta da vedere se i media sapranno e vorranno dar loro lo stesso spazio e peso concessi alle scenate grottesche degli ultras di estrema destra?!