TESTE RASATE E PENSANTI. I venticinque anni degli Skinheads Sankt Pauli tra musica, tanta birra e piacevoli incontri
“Skinhead” è un termine che ancora oggi confonde le menti meno avvezze alle sottoculture e controculture di varia sorta. Spesso richiama erroneamente ed esclusivamente quella parte oscura dell’estrema destra che ha cercato di speculare su questa cultura ormai cinquantennale.
Il compianto Valerio Marchi fu il primo in Italia a sdoganare il tema delle sottoculture con un piglio contemporaneamente scientifico e militante, da skinhead antirazzista qual era.
A Sankt Pauli, che è stata una storica roccaforte punk, gli Skinheads antirazzisti e antifascisti hanno formato un loro gruppo già dai primi anni Novanta, che ha attratto gente da ogni dove: Germania, Grecia, Colombia, Cile, Italia, ecc.. Nel pieno spirito internazionalista che il quartiere ha consolidato nella sua storia.
Nel weekend del 24-25 giugno scorso è andato in scena un festival che ha consacrato i primi 25 anni di vita del fan club Skinheads St. Pauli, perennemente presente al Millerntor e in trasferta con lo striscione in Gegengerade.
Il teatro del concerto, che ha riscontrato un sold-out per entrambe le serate, con ingresso a invito, è stato lo storico club Knust, sito nell’area del vecchio mattatoio sulla Feldstrasse. Area alternativa tra le tante del quadrante che ingloba i quartieri Sankt Pauli, Sternschanze e Altona.
Un pout-pourri di bands punk Oi! ska da tutto il mondo, a sancire ulteriormente il forte legame che da sempre connette St. Pauli a certa musica e sottocultura: i canadesi Prowlers, i Fatal Blow (con membri degli storici Oppressed), i nostrani Lumpen da Cosenza e i miei Sempre Peggio da Milano e dintorni e molti altri.
Fiumi di birra, pogo composto e piacevoli chiacchiere tra nuovi e vecchi amici. Con tanto di comparsata di Enrico Los Fastidios sul palco dei Lumpen per cantare “Antifa hooligan”.
Lunga vita agli Skinheads St. Pauli!