Genoa Cricket and Football Club: alle radici dell'associazionismo italiano
Che lo chiamiate Genoa Cricket & Athletics Club, o Genoa Cricket and Football Club, la definizione non vi tradirà. Quella prima parola, pur “orfana” della V, non lascia spazio ad incomprensioni: state parlando della più longevo club calcistico italiano, ma non solo.
State anche nominando una delle più gloriose associazioni sportive europee. Perché quel “Cricket and Football Club” non è una semplice appendice, un capriccio anglosassone ottocentesco, ma la definizione di una storia che è stata scritta a suon di successi, soprattutto a cavallo tra il XIX e XX secolo. 6 scudetti nei suoi primi 7 anni di vita nel “football” (allora affare per pochi e quei pochi di stampo prettamente inglese); 3 titoli nazionali nella pallanuoto in altrettanti anni di vita della sezione sportiva (1912-14) e poi ancora un altro alla ripartenza nel primo dopoguerra (1919); successi e piazzamenti, tra gli anni '10 e '20 del XX secolo, nei vari campionati nazionali ed internazionali per la sezione nuoto, con partecipazioni olimpiche dei propri iscritti tra il 1912 ed il 1920.
Furono gli anni '20 a fare in qualche modo da spartiacque per la storia della gloriosa polisportiva. Nelle discipline acquatiche dovette rinunciare alle competizioni, mentre il calcio vide l'ultima affermazione a livello nazionale per quanto riguarda il campionato (si aggiudicherà poi la sua unica Coppa Italia nel '37).
Il Genoa è uno degli esempi più fulgidi, anche se purtroppo misconosciuto, di come il modello associazionistico sia stato alla base anche dello sport italiano. Si parla di altre epoche certo, letteralmente di un altro secolo, ma le società sportive – così come abbiamo già raccontato per la Società Sportiva Lazio 1900 (leggi il report qui) – in Italia fortunatamente sono state anche questo.
La pratica sportiva era multidisciplinare: addirittura, a volte, le sezioni di calcio, nuoto e pallanuoto si “prestavano” i giocatori.
L'interculturalità diveniva un valore aggiunto: esperienze diverse, come quelle degli inglesi, che andavano diffondendo il verbo del football e del waterpolo, degli svizzeri, che portavano anche il loro estro nelle varie sezioni, e poi degli italiani che si inserirono affinando le proprie capacità e vincendo titoli.
L'associazionismo, la partecipazione e l'integrazione, esattamente come andiamo dicendo da mesi e mesi, sono il passato e devono essere il futuro dello sport italiano.
Per quanto riguarda la “multidisciplinarietà” possiamo dire che la nascita di nuove sezioni sportive in una città potrebbe essere un primo passo “verso il passato”: ci ha provato, ad esempio, il “Genoa Cricket 1893”, che almeno nel nome richiama la vecchia gloriosa polisportiva. O almeno una delle sue sezioni, che pure ebbe vita breve.
Oggi ci si riprova, con spirito diverso e diversi protagonisti: allora erano gli inglesi a dare impulso alle attività sportive, oggi il Cricket punta sull'integrazione e l'uguaglianza, su uomini e donne, su indiani, pakistani, bangladesi e italiani. E poi chissà, può perfino capitare che un grifone, un italiano di nome Dilan Shameera Fernando Arsakulasuriya (meglio conosciuto come Dilan Fernando), nativo dello Sri Lanka, venga chiamato dalla nazionale per vestire d'azzurro. Oppure che una realtà tutto sommato come quella del “Genoa Cricket 1893” riesca a mettere in piedi una selezione femminile, con buoni risultati e tanto entusiasmo.
È il bello che può scaturire dalla partecipazione e da una realtà associativa, però dobbiamo lottare perché questo possa essere il futuro dello sport italiano a livello nazionale e non solo locale. Qualcosa si muove, ma dobbiamo accelerare su questa strada.